martedì 26 maggio 2015

[MANGA-RECENSIONE] TRIAGE X - Azione, sangue, oppai e b-movie! Solo come Inazuma poteva proporre!

Da sinistra: Miki, Sayo, Mikoto, Arashi, Yuko e Oriha.
Hey! Salve a tutte/i! Sono Stay e mentre la mia pagina facebook in questi giorni si sta allargando, mi trovo a scrivere di un manga... un manga che mi ha fatto recuperare tutti i tankobon usciti in Italia nel giro di... subito. In effetti ho fatto la mattata di comprarli tutti uno dopo l'altro e anche in blocco XD. Sta cosa non succedeva da una cannonata di tempo! E ovviamente letti tutti e 9 in modalità follia.

Ma perché? Perché Shouji Sato (che da adesso chiamerò Inazuma) è uno dei miei disegnatori preferiti. Non so perché, però boh, dopo aver visto le sue tavole in HOTD, l'ho apprezzato tantissimo.
In particolare per lo stile, è una bellezza! Per i dettagli, perché raramente si vedono tavole sue mezze vuote nello scenario, e in più perché è dannatamente minuzioso. Insomma cura molto il tutto, basti pensare ai volti, alle espressioni e tutto il resto (ovvio che ogni tanto qualche svista c'è).
Comunque sia ho aspettato un casino a prendermi sta serie. Ho aspettato perché non avevo ben compreso che cavolo era, e poi perché stavo seguendo altro (c'è da dire che in fumetteria dove vado di solito la trovavo male). Ho aspettato l'anime per procurarmi il manga. Ho visto i primi episodi, mi intrippava, ma allo stesso tempo lo trovavo un po' tirato via (e quelle dannate censure?). Ho letto che mancava mezza roba rispetto al manga... quindi ho pensato bene di interrompere la visione e di passare alla lettura. Volevo vedere se effettivamente era un qualcosa di realmente tirato via anche nell'originale, oppure una conversione animata non delle migliori. E fortunatamente è la seconda. Dell'anime non parlerò in questo articolo, alla sua conclusione ci sarà la recensione, questa è quella dell'originale, del manga! Aggiungo senza giri di parole e in maniera limpida, che l'anime non è mai ai livelli del manga almeno per ora (se non fosse stato chiaro da quello scritto poco fa).
AVVISO! LO SPOILER È MINIMO O INESISTENTE! POTETE STARE TRANQUILLE/I. Non voglio di certo rovinare la lettura!
Ricordate! Questa non è una classica breve recensione, per quelle ci sono altri siti! Questa è una recensione alla Stay! \(^ _ ^)/

Mikoto Kiba!
Inazuma chi è? Un mangaka ora è certo! Ha iniziato come disegnatore di "hentai"... sì, quel genere un po' porno... Poi con Daisuke Sato (abbastanza sfigato con la salute, poveretto), ha intrapreso il progetto Highschool Of The Dead. Che è stato un successone, ed è lì che ha avuto lancio la sua carriera. HOTD ha generato tante discussioni per molte scelte che non tutti hanno approvato, e ha fatto parlare molto di sé, tanto che ne è uscita anche un'edizione a colori (e anche un anime, anzi, sembra esca la seconda stagione). Purtroppo al momento è bloccato al volume 7... chissà se un giorno finirà, lo spero... ma chi ne scriveva la storia, Daisuke Sato, ha avuto un po' di beghe con la salute e insomma è un po' congelato il tutto. Sembra che il volume 8 uscirà quest'anno... boh.
Comunque sia Inazuma dopo il successo di HOTD ha intrapreso dei progetti propri. Alcuni inediti in Italia. Ma diciamo che il suo progetto principale è proprio Triage X.
Se in HOTD era solo disegnatore, qui è tutto! E devo dire che anche come writer se la cava benissimo! Sia chiaro c'è qualcosa in comune con HOTD, l'impronta trash e alcune cose un po' esagerate. Strizza anch'esso l'occhio ai b-movie... Ma sono anche tante le cose diverse (tra tutte, personaggi caratterizzati ad arte)!

Mikoto di Triage X a sinistra, Rei di HOTD a destra.
Triage X, parla di un gruppo di giustizieri senza legge, che estirpano il mondo da, come li chiamano loro, "tumori" che si dilagano tentando di ucciderlo. Detto così può sembrar abbastanza scontato e già visto, e può ricordare tante altre opere, come The Punisher, ma affronta il tutto sotto un punto di vista diverso, suo.


Questi giustizieri , chiamati Black Label,sono persone comuni che però hanno visto le loro vite stravolte da un qualcosa che li ha portati a fare una scelta. Ognuno ha la propria personalità e ha le proprie ragioni per condurre adesso questo tipo di vita. Hanno però tutti qualcosa, o meglio qualcuno in comune: il dottor Mochizuki.
Il dottor Mochizuki è il fondatore della Black Label, e il capo del Mochizuki General Hospital. Cosa lo ha portato a formare un gruppo di giustizieri, di assassini? Tante cose che lo hanno stravolto nel profondo. E che gli hanno fatto gridare un basta! "se la legge ha le mani legate, allora ci dovrà essere qualcuno che prenda il suo posto".

Lo scopo della Black Label è quindi quello di salvaguardare il bene dal male, senza legge e senza restrizioni. Ma resta ambientato nella realtà. Non ci sono elementi fantasy, come demoni, draghi e simili, il male è l'uomo.
Come avrete capito, le analogie della serie con termini medici sono tante, così come i protagonisti stessi.
Non ci troviamo difronte all'opera con protagonisti tutti liceali, o simili, qui è un gran mischione. Si va dalla idol, al liceale, fino alla chirurga, passando da anestesista e infermiera. E ognuno è fatto dannatamente bene.
Ognuno è caratterizzato in maniera esemplare, anche quello che a prima vista può sembrare l'idiota di turno, nelle pagine successive ci fa' capire che ci siamo sbagliati.

Sayo Hitsugi! Una furia!
E ora una veloce carrellata sui protagonisti!

Arashi Mikami: l'unico operativo di sesso maschile della Black Label. Liceale, non vi racconto la sua storia perché non spoilero. Ma diciamo che è affascinante e casinista fin dal principio. Se può sembrare scontato a tratti, vi farà ricredere sul suo conto poco dopo. C'è da dire che alle prime può sembrare il personaggio principale della storia,in realtà,avanzando con la lettura,ci renderemo conto che è totalmente sbagliato pensare esista un solo protagonista. Ma nel caso è lui, insieme a...

Mikoto Kiba: una ragazza liceale, da un carattere abbastanza rabbioso, proveniente da una famiglia della Yakuza. Può ricordare caratterialmente Kaname Chidori di Full Metal Panic. Ma come detto in precedenza, non sono mai scontati questi protagonisti, può sembrare alle volte, ma... mi ripeto, girata pagina ci faranno ricredere sul loro conto! È la senpai di Arashi, e questa coppia forma il secondo gruppo della Black Label insieme a...

Oriha Nashida: terzo membro dell' "Ampoule One", il secondo gruppo della Black Label. La piccola del gruppo. Una idol in ascesa. Tra tutti forse è quella un pochino più debole come caratterizzazione, probabilmente perché risulta un po' troppo forzata per rispettare quegli standard imposti dal genere. Aggiungo che al giorno d'oggi proporre una caratterizzazione mai vista, è impossibile, si può fare un mischia quello e quell'altro, ma caratterizzare un qualcosa di unico e nuovo... su è impossibile. E poi noi seguiamo sta roba, roba che alla fine ci propone le stesse personalità in veste diversa. Ma ci piace, quanti Squall Leonhart e Cloud Strife abbiamo seguito e continuiamo a seguire? Comunque la piccola, e maggiorata per la sua età, Oriha saprà stupirci in più occasioni! E con questi 3 si conclude l'Ampoule One, il secondo gruppo della Black Label... Il primo gruppo, i veterani, o meglio dire le veterane, che prende il nome di "Ampoule Zero" è composto da...

Yuko Sagiri: la tettona! Così viene chiamata da tanti! Ma è quel genere di personaggio? Cioè quel personaggio che è tutta oppai e zero sostanza? Assolutamente no! Anzi, ha le tette enormi ma è quella che si potrebbe chiamare capo! Dirige le operazioni sul campo, ma anche all'ospedale in quanto è un chirurgo eccezionale. Per non rovinare l'analogia medica del chirurgo... indovinate qual'è la sua arma? Secondo voi una pistola? Un mitra? Ovvio che no.......... Una KATANA! Dirò la verità, nella sua tenuta da battaglia può ricordare vagamente la sposa di Kill Bill! Lo vedo un po' come omaggio a quel pulp tarantiniano presente in dosi elevate in questo manga. Yuko è una forza, cinica, fredda, ma anche giocherellona. Caratterialmente non è ancora ben definibile, in quanto non è ancora arrivato il suo turno di main story nel manga. Insieme a lei, troviamo...

Saiyo Hitsugi: la mia preferira! Saiyo al mio avviso è il personaggio più particolare fin'ora tra i presenti. Non voglio spoilerare nulla, ma state attenti alla violenza di questa infermiera. È caratterizzata in modo sopraffino, ed è una sorpresa dietro l'altra. E a concludere l' Ampoule Zero c'è...

Miki Tsurugi: L'anestesista, forse il personaggio che ancora non ha detto molto. Bisogna evidentemente darle ancora tempo. Per ora non ha spiccato particolarmente e si sa ben poco su di lei al momento. Ma visto l'andazzo presumo non deluderà.

Oltre i 2 team, e il dottor Mochizuki, nella Black Label c'è un'altro personaggio Fiona Ran Winchester. Lei è l'assistente del dottore, il suo ruolo è la parte logistica. Svolge la funzione di trovare informazioni, equipaggiamento e vari. Al momento è ancora avvolta da un manto di mistero.

Tutti i personaggi della Black Label sono legati dal dottor Mochizuki, e la sede dei team è il Mochizuki general Hospital.

Miki, Sayo, Oriha e Mikoto.
Ma se per i protagonisti è stato fatto un gran lavoro di caratterizzazione e di crescita, i cattivi e i personaggi secondari?

Anche per loro è stato fatto un gran lavoro, non eccelso come per i protagonisti, ma nemmeno deplorevole. Certo, ci sono quelli che definirei mid boss, che sono buttati lì a casaccio come è giusto che sia, ma ci sono anche personaggioni come "Fever" (rovinata nell'anime) e altri che non cito per spoiler. Mentre i personaggi secondari sono nella media, e ci sono i clichè, ma secondo me ci devono essere. Anche se tra i secondari c'è chi sorprende. Non è di certo Hinako Kominato XD, ma mi andava di citarla per via del nome che fa' piegare.

Mikoto con la nemica "Fever".
Per quanto riguarda la trama, è una trama non ben definibile dagli inizi, o meglio: se sembra che sia lineare così come viene proposta, ovvero giustizieri che fanno giustizia... Sfreccia a tutta velocità sulla strada, incontrando diramazioni, che la portano su nuovi e turbolenti percorsi. Si ferma per fare benzina, e riparte ancora più veloce di prima. I circuiti possono essere più o meno insidiosi, ma non fermeranno quelle 2 ruote affamate di asfalto. Dopo aver fatto sta analogia (spero vi sia piaciuta XD), per farla breve, la trama anche se un pochetto lineare nella formula, è un crescendo!
Quindi si fa' seguire con interesse, vuoi per i relativi personaggi che prende di mira, vuoi per la curiosità di scoprire dove porta.


Come accennato in precedenza, il tutto assume un' alta atmosfera trash, ma molto distante a quella, se si vuol dire, fin troppo marcata di HOTD. In effetti con il parente, condivide il disegnatore, un po' di trash e qualche cosa di esagerato, ma finisce lì. Non c'è la stupidità che è presente nell'opera zombesca, dove c'erano personaggi che erano abbastanza ridicoli in più casi, o situazioni che avevano dell'assurdo tale da cadere nel ridicolo.
Anche il pulp è bello presente, come detto prima quasi tarantiniano, insieme allo humour nero, e uno humour più classico. Ci sono scene action che hanno dell'incredibile, come se fossero uscite dal blockbuster holliwoodiano (è ancora corretto dirlo?) di turno. Quindi si esagera su queste cose in più di un frangente, ma è proprio quell'epicità e spettacolarità che rende il tutto ancora più accattivante e i personaggi memorabili. E fondendo questi elementi, si ha quella fragranza che si trova nei b-movie (tra l'altro sono grandi i b-movie). Ma detto questo può sembrare che da come lo abbia descritto, forse vuole puntare a essere un'opera seria, che si prende sul serio... ed è così?
Ovviamente no! Come ci si poteva aspettare da un burlone come Inazuma! Ma è riuscito a fare un qualcosa di altamente difficile. In effetti il manga non si prende mai sul serio, eppure allo stesso tempo da' quella sensazione. E senza accorgersene va ad affrontare delle tematiche non certo allegre, ma drammatiche a bestia proprio. E lo fa' sempre con quell'aria disinvolta, e ci riesce. E riflettendoci non è cosa semplice, per nulla, visto di quello che tratta con cotanta nonchalance. Non lo fa' pesare lì per lì, ma solo con una riflessione si riesce a capire di come magistralmente riesce il tutto. Riesce a mischiare perfettamente quelli che sono serietà, humour nero e humour "da manga", insieme, senza essere mai così scontato, tutto è amalgamato in modo eccelso.




Tutte le 5 immagini sono prese dal manga, provengono dal volume 1 dell'edizione italiana curata da Planet Manga. I diritti sono della Panini Comics,  il loro scopo è solo illustrativo.
Ritorniamo a parlare di quello che sono le matite! Inazuma ha il suo tratto distintivo, che ribadisco, mi piace un casino! Un altro suo tratto sono le forme... diciamo molto evidenziate (sia femminili che maschili), era/è un disegnatore di hentai e di conseguenza, ecco disegnare oppai, sia di grande taglia, che di piccola taglia gli riesce molto bene XD. E anche in Triage X, questa caratteristica è presente. Ma oltre a essere maestro in quest'arte, lo è pure nei volti e nella fisicità in generale. Tutti i personaggi sono disegnati bene, anche le comparse.
Oltre questo è un maniaco dei particolari, anche questi sono molto presenti, ci sono molti dettagli anche nei vestiti/accessori, e anche in una semplice arma o veicolo. Insomma è minuzioso. E per i fondali? Stessa cosa. Infatti sono pieni dov'è richiesto, e non sono lasciati al caso come succede in molti manga.
Ma un altra cosa che gli riesce in modo egregio è la fotografia. Parlare di fotografia in un manga è strano (e forse nemmeno corretto definirla tale), eppure leggendo o guardando le tavole di Triage X, non se ne può non parlare. La prospettiva in cui ogni scena prende vita, è altamente cinematografica, e mai lasciata al caso, questa è un'altra cosa che gioca a sua favore. Usata anche per quello che può essere chiamato "fanservice", ma che a parer mio non lo è in questa opera. Chi ha letto i miei articoli su DxD saprà come vedo il fanservice, ma per chi non li ha letti (provveda) il mio punto di vista su esso è facile:
In realtà non è fanservice se la cosa è voluta, o se la sua presenza è una componente che insieme ad altre crea l'opera stessa. Diventa fanservice, quando la cosa è forzata e non c'entra nulla con l'opera in questione.
Per dire, l'anime, riprende dove può la fotografia del manga, questo dovrebbe far pensare a che lavoro è stato svolto per essa!


L'edizione italiana del manga è al volume 9 (uscito da poco) attualmente. Ed è curata dalla Panini, nella divisione Planet Manga. I volumi hanno una cadenza di uscita irregolare, in quanto vanno praticamente a pari passo con le uscite giapponesi. Ne escono mediamente 2-3 l'anno. Per questa edizione, disponibile sono in fumetteria e nello shop online, è stata scelta una carta di qualità superiore, non si avranno mai le dita macchiate di inchiostro ;), e ha la sovracopertina. Per la traduzione/adattamento dal giapponese è stato fatto un lavoro eccelso (di cui ho già parlato), che può essere definito esemplare. E sarebbe bello poter vedere un qualcosa di simile anche in altri manga dove invece non c'è la stessa cura (mi riferisco in generale a tutte le case editrici). L'unica pecca dell'edizione, è che visto il costo elevato (5,90€ dal n.1 al 5, e 6,50€ dal 6 in poi), sarebbe stato carino avere anche la copertina a colori, così come le pagine che nascono tali. Queste pagine non sono tante (anzi, rare, ma proprio rare rare), e purtroppo qui sono in bianco e nero. Non so se nei tankobon originali jappi, ci sia il colore, fatto sta che almeno nell'edizione presente su Monthly Dragon Age, c'è. Rimane comunque una grande edizione che merita tantissimo soltanto per l'adattamento! Mi congratulo pubblicamente con il team guidato da Marco Ricompensa che ne cura l'edizione.

Yuko nella sua tenuta da battaglia!
In conclusione per Triage X, considerato il tutto, gli assegno un 8. E dato da me che in genere ho i braccini corti, qualcosa vuol dire. Ma gli sforzi di Inazuma, e anche questo adattamento italiano se lo meritano in pieno. Quindi voi tutti (eccetto quelli che non vogliono niente di crudo), se non lo avete mai preso inconsiderazione, vuoi per partito preso o magari perché è passato un po' in sordina, dategli una possibilità. Non date retta a chi magari ne parla a casaccio senza sapere minimamente quello che sta dicendo, magari per fare il figo. E lettrici! Mi rivolgo a voi! Non pensiate che sia solo ed esclusivamente dedicato a un pubblico maschile! Ci sono qualche oppai ogni tanto, ma ricordate che sono ben 5 le protagoniste femminili! E le adorerete anche voi! Quindi tranquille! Provate a iniziarlo!
Accendete il motore! A tutto gas!

I due pseudo protagonisti tra i protagonisti. Arashi e Mikoto!
Recensione finita! Ma devo dire che è stato piacevole scriverne a differenza di altre volte! Ed è tempo di saluti! Ringrazio tutte/i voi che mi leggete e mi seguite! La pagina facebook sta iniziando a prendere vita, e magari inizierà un po' di interattività! Passateci! Per qualsiasi domanda e informazioni varie, sono disponibile! Sapete come contattarmi! Ricordo, se non lo avete ancora fatto, partecipate al sondaggio che trovate qui!
Piccola indicazione sulla prossima recensione, vi dico subito che è un manga, ed è uscito da poco... Avete mai sentito il cosmo dentro di voi?

Stay "On Call"!

Saluti anche da Hinako Kominato, la volevo infilare!

venerdì 22 maggio 2015

[ALL]I Suffissi, questi sconosciuti! Traduzioni, adattamenti? Utilizzarli? Sì? No? Perché? Quando? SONDAGGIO!


Ciao lettori!
Dunque è arrivato un articolo tanto aspettato e voluto da me. Un tema che mi fa' spesso spannocchiare le pannocchie. I suffissi onorifici giapponesi! Questo è un sondaggio, ma prima di cliccare a casaccio per partito preso, chiedo a voi, se gentilmente potete leggere tutto prima di decidere. Un sondaggio? Un sondaggio per vedere in realtà quale sia la maggioranza!

Cosa ne pensi dei suffissi onorifici?
 
pollcode.com free polls

I suffissi onorifici, che cosa sono?
Sono dei titoli onorifici che si assegnano secondo molti criteri. In Giappone sono essenziali in ogni rapporto tra persone (ci sono rare eccezioni), se non vengono usati in genere si viene visti come una persona ignorante o arrogante (etc).
Ma facciamo un esempio per capire meglio. Uno studente a scuola deve rivolgersi all'insegnante, lo chiamerà "Azazel-sensei". Non lo chiamerà mai solo Azazel, oppure può anche farlo, ma non sarà ben visto. Questo almeno che non sia l'insegnante stesso a dirgli di chiamarlo così (raramente succede con un professore in aula).
Stessa cosa per tutte le altre situazioni, c'è un suffisso per tutto ;).

Poi per capire meglio potete fare un giro veloce su Wikipedia, o su un cacchio di altro sito. Io ho fatto un mega riassunto, non posso stare qui 3 ore a scrivere una cosa che si può assimilare in 1000 altri posti? Yah?

Comunque detto questo, voglio copiare la traduzione di sti suffissi, la copio perché è inutile che la riscriva :). Fonte Wikipedia! Se li conoscete già, potete saltare questo paragrafo, e andare a quella che è la vera discussione. (DOPO L'IMMAGINE!)

"san (さん?): utilizzato per indicare il rispetto nei confronti di qualcuno, come un collega di lavoro, un proprio superiore oppure uno sconosciuto a cui ci si rivolge in maniera educata, ma può essere utilizzato anche con persone con le quali non si ha un rapporto amichevole per pura formalità (andando ad assumere una sfumatura di distacco fra le due persone). Nella stragrande maggioranza dei casi è analogo al nostro "signore/a", ma vi sono anche contesti in cui una tale traduzione non corrisponderebbe affatto o sarebbe inappropriata (per esempio, a scuola non è raro che gli alunni si riferiscano ad un compagno dotato con -san, mentre da noi non avviene nulla di simile). In particolare, è usato dagli uomini per rivolgersi a donne, anche fra adolescenti, preceduto dal cognome, a meno che non ci sia una particolare confidenza (es. amici di lunga data, fidanzati o coniugi: in questo caso si usa il nome seguito dal -chan).

sama (様?): utilizzato per indicare il rispetto nei confronti di qualcuno che riveste un titolo importante o ha uno status particolarmente elevato, per esempio un primo ministro o un sacerdote, o il superiore sul lavoro. Il suffisso "-sama" viene usato anche per rivolgersi alle divinità: in giapponese, Dio è definito come Kami-sama. Nelle traduzioni italiane è spesso tradotto con aggettivi come "onorevole" (come è anche avvenuto in passato in film e romanzi), oppure "venerabile" o "rispettabile", ma a seconda dei casi potrebbe essere reso con svariati appellativi, da un "maestà" per un re ad ancora "signore" per un politico, a seconda del contesto.

dono (殿?): versione "superiore" al -san (ma non corrisponde al -sama), molto formale e utilizzato quando si ha un rispetto davvero elevato verso una persona.

shi (氏?): versione intermedia fra il -san e il -sama, utilizzata prevalentemente verso ristretti ambiti professionali come fra ingegneri o avvocati.

kun (in kanji 君, in hiragana くん?): uno dei suffissi più diffusi, utilizzato tra ragazzi e amici per indicare una certa forma di rispetto, o da un adulto verso una persona molto più giovane come segno di confidenza. Può essere rivolto da un ragazzo anche alle ragazze ma questo caso è più raro. Può essere utilizzato da un anziano o adulto per rivolgersi a giovani di entrambi i sessi. È utilizzato anche in ambito lavorativo.

chan (ちゃん?): utilizzato come vezzeggiativo, propriamente verso i bambini con i quali nel linguaggio occidentale corrisponderebbe all'appellativo "piccolo/a" o ad un diminutivo (es. Carletta, Luigino). Può però (ed è diffusissimo in tal senso) essere utilizzato anche fra persone adolescenti o adulte e in questi casi indica forte amicizia e confidenza, come per esempio fra amiche di scuola, ma può indicare anche affettuosità e un certo grado di intimità, come fra coppie o fra parenti più grandi verso parenti più piccoli (es. la madre al figlio). Generalmente si utilizza più spesso e con connotazioni meno strette fra ragazze, mentre se usato da un ragazzo per rivolgersi ad una ragazza non parente è più probabile che indichi che vi sia un rapporto particolare fra i due (es. fidanzati o amici d'infanzia), altrimenti i ragazzi chiamano le ragazze (per esempio le compagne di scuola) con il cognome seguito dal -san, ed anch'esse chiameranno i maschi per cognome (spesso con il -kun), mentre è comune chiamarsi per nome fra persone dello stesso sesso. Fra amici maschi è più raro e ha prevalentemente sfumature scherzose o ironiche o deriva da una lunga amicizia. Rivolto ad un uomo può però anche risultare offensivo. Utilizzare -chan con persone adulte che si conosce appena può essere visto come scortesia. Viene utilizzato anche per gli animali domestici. Il -chan può essere usato anche dopo un'abbreviazione del nome.

tan (たん?), chin (ちん?), rin (りん?): storpiature infantili di -chan, raramente utilizzate da bambini più grandi; persino fra adulti possono avere connotazioni ironiche o vezzeggiative esagerate, e in alcuni casi possono essere considerati non molto educati.

sensei (先生?): significa "professore", "maestro" (in ogni senso) o "dottore". Propriamente non è un suffisso, ma in alcuni casi il suo utilizzo associato ad un nome lo rende analogo ad essi (es. Denegawa-sensei, il professor Denegawa o il dottor Denegawa), seppur spesso sia utilizzato anche da solo.

senpai (先輩?): indica un compagno o collega più anziano o superiore di grado che merita considerazione e rispetto, e non ha corrispettivi nella lingua italiana risultando intraducibile direttamente. Anche in questo caso non si tratta propriamente di un suffisso e spesso è utilizzato da solo, ma il suo utilizzo accostato ad un nome è simile (es.Izumi-senpai, il senpai Izumi). È utilizzato quindi sul lavoro, oppure a scuola per indicare un alunno di una classe maggiore. Inversamente al senpai vi è il kōhai (後輩?), cioè un compagno o collega più giovane ed inesperto, ma questo termine raramente viene utilizzato accanto ad un nome.

Familiari:

oniisan e oneesan: fratellone o fratello maggiore e sorellona o sorella maggiore. Derivano dai termini propriamente detti per indicare il fratello e la sorella maggiori, ani eane. In una famiglia sovente si utilizzano questi termini al posto del nome quando ci si rivolge ad un fratello o ad una sorella maggiore, e possono essere utilizzati come suffissi. Possono essere utilizzati anche verso fratelli e sorelle maggiori appartenenti ad altre famiglie come forme di cortesia. Si può aggiungere una "o" prima della parola (per esempio oniisan) per indicare una maggiore cortesia, ma questo avviene se la parola è usata da sola e non come suffisso. Senza la "o" si può usare "niisan" o "neesan" anche come suffisso dopo il nome. Per indicare un fratello o una sorella maggiore si può utilizzare anche oniichan/niichan e oneechan/neechan, ma questo è più informale e il fratello/sorella maggiore in questione potrebbe offendersi per l'utilizzo del "chan"

otouto e imouto: fratello minore e sorella minore. Non ci sono suffissi per indicare un fratello o una sorella minore, però, se c'è molta distanza di età, il fratello/sorella maggiore può accompagnare il nome proprio del fratellino/della sorellina con il suffisso "-Chan".

nii e nee: sono abbreviazioni di "niisan", "niichan", "neesan" e "neechan", si usano come i suffissi, quindi, dopo il nome. (Es. Roberto-Nii)

ojisan e obasan: zio e zia.

ojiisan e obaasan: nonno e nonna.

otōsan e okaasan: papà e mamma.

Per tutti questi suffissi esistono anche le varianti con il -chan o il -sama al posto del -san, utilizzate a seconda del grado di cortesia e di confidenza. Per esempio oniisama eoneesama sono molto formali e in genere si utilizzano in famiglie di rango elevato con una ferrea educazione.

Va notato che molti bambini utilizzano questi termini verso qualsiasi persona più grande anche al di fuori del contesto familiare, piuttosto che utilizzando il cognome seguito dal -san, basandosi sull'età "apparente" della persona in questione. Ad esempio, una donna adulta è probabile che venga chiamata "zia", un anziano "nonno" (senza connotazioni dispregiative come potrebbe risultare in italiano), una ragazza più grande "sorellona" ("neesan" o "neechan", preceduto o meno dal nome). In alcuni casi sporadici anche degli adulti possono utilizzarli in maniera analoga, ma in base a precisi rapporti che spesso dipendono dal contesto particolare e da quello che sarebbe il punto di vista di un bambino. Per esempio, un adulto che entrasse in un negozio nel quale ha una certa familiarità potrebbe chiamare "zio" il gestore. In altri casi potrebbe essere vista come una forma di scortesia, ed è sempre meglio utilizzare il normale suffisso -san di seguito al nome, oppure -sensei in caso di persone specializzate in una professione.

Da notare inoltre che per riferirsi ai propri familiari mentre si parla con altri, sono usati altri termini, come haha="mia madre", mentre quelli elencati qui sopra sono usati sia per chiamare direttamente i propri familiari (es. Otōsan!="papà!") sia per parlare dei familiari degli altri."



High School DxD (Fonte Fairy Tail Fansub)

Detto questo iniziamo a capire se questi suffissi sono da utilizzare o meno, nelle traduzioni e adattamenti o no. Perché è qui che inizia l'articolo!

Innanzitutto i suffissi che da italianizzare sono i peggiori sono 3! Il kun, il chan (seguono anche le forme infantili) e il senpai. Per il semplice motivo che non esiste un modo corretto per tradurli, o meglio per non cadere in quello che può essere una storpiatura più che una traduzione. Mi riferisco all'uccia finale utilizzato da molti fansubber...etc.
Mentre gli altri, come il san, si possono adattare! Il san come sapete è una forma di rispetto. Quindi in un adattamento è possibile ometterlo se si è capaci di destreggiarsi bene con l'italiano. Come? Utilizzando dei sostantivi, o appellativi. Oppure rivolgendosi alla determinata persona con del lei (ma non sempre è così, infatti in tante occasioni si usa il san, ma si da' del tu alla persona). Un esempio?
Prendiamo i Saint Seiya. Nell'originale ci sono i suffissi, nell'adattamento italiano no. Sappiate che Saori (Isabel), viene quasi sempre chiamata con Saori-san o Saori-sama. Nell'adattamento italiano invece la chiamano sempre lady Isabel, rivolgendosi ad essa sempre con del lei. In questo caso l'adattamento è corretto e non si perdono sfumature o tinte presenti nell'originale. Se invece si rivolgevano a Isabel in questo modo "Isabel, muoviti e corri via di lì", l'adattamento era pessimo e fatto col culo! Perché? Perché non rispecchia minimamente l'originale, e questo incide su diversi fattori che ora andremo a vedere.
Perché la cosa che infastidisce il sottoscritto, è per lo più proprio la perdita di svariate sfumature, o anche rapporti personali. L'uso o non uso dei suffissi infatti causa queste cose.
Ci sono svariati modi di tradurre, così come di adattare. Ma il metodo corretto sarebbe quello di riproporre nella propria lingua il tutto senza perdere nulla rispetto all'originale. Non è affatto cosa facile. Infatti spesso capita che i più pignoli e non, storcano il naso difronte a certi adattamenti.
Ma la questione è usare o non usare i suffissi? Quando si traduce dal giapponese è questo il problema. Il suffisso da sfumature, e accentua i vari rapporti in modo importante in molte opere. Pensate a questo esempio: due che si conoscono e che in principio si danno del kun. Poi dopo il rapporto avanza e il kun diventa un chan. Senza utilizzare il suffisso questa cosa in un adattamento è difficile da far comprendere, bisognerebbe essere degli esperti di grammatica, e probabilmente non basta perché alcune cose sono impossibili da tradurre in modo completo al 100% anche essendo dei professori. Certo lo si dovrebbe capire magari nelle movenze dei personaggi, oppure anche nel lessico in cui ci si rivolge, ma non è semplice. E quindi si perde questa sfumatura, un qualcosa nell'adattamento è già stato perso. Voi direte, "ma non è importante, chi se lo incula", rimane comunque il fatto che è incompleto e che in alcune opere invece è importante, basta pensare ad Haganai per esempio e a molte altre (To Love-Ru è un altro casino bestia senza i suffissi, e perde tanta roba, basta leggere l'edizione Star Comics).
Un altro esempio può essere la caduta del suffisso nell'opera originale. Come accade? Se sti due tizi di prima, diventano amici, in genere si chiamano solo per nome. Oppure anche su richiesta di uno dei 2. Se qualcosa di simile accade allora si usa solo il nome per rivolgersi al tal tizio. Se bisogna adattare questa situazione e non si è usato il minimo suffisso, o il minimo adattamento del suffisso, si è nella merda pesa, e anche qui si perde qualcosa di grosso.
Questi sono solo esempi, ma ce ne sono molti altri.

Questo è un esempio di storpiatura del chan... non si può leggere, se proprio si deve italianizzare...ecco, un Mikotina non faceva schifo! (Fonte Sub-Zero Fansub)
Altro da stare attenti negli adattamenti è anche il cercare di utilizzare la stessa formula per rivolgersi alle persone.
Un esempio? Prendiamo sempre Seiya e soci XD (boia è fatto bene quell'adattamento, a parte i nomi). Allora Ikki (Phoenix) e Shun (Andromeda) sono fratelli. Ma che rapporto hanno tra di loro? Un rapporto particolare, Ikki è il duro, e Shun venera il fratello e lo vede come un qualcuno forte e da imitare, insomma lo ammira (riassuntino troppo veloce, si potrebbe fare un post solo su questo rapporto). Nella versione originale, Shun chiama Ikki, Ikki-niisan la maggior parte delle volte. Nella versione nostrana è venuto tradotto come Phoenix, fratello. Anche in questo caso è corretto, se invece era Phoenix e basta... ecco era errato, e come sopra, magari sembra che non cambi nulla ai più. Ma invece si perde la sfumatura, e anche un po' del rapporto personale. Mi è capitato di recente di vedere questo errore nell'adattamento fatto da Yamato per DxD Born, dove Koneko che nell'originale chiama sua sorella Kuroka-neesan, nella loro versione la chiama semplicemente Kuroka. Non costava nulla aggiungere sorella dopo una virgola, e il tutto era più corretto e non si perdeva nulla. Era un adattamento più completo e fedele ecco. Quello che si perde anche se non sembra è tanto, e il rapporto viene modificato... è il classico caso di roba persa con la traduzione.

Magari posso essere puntiglioso dicendo ste cose, ma credetemi che mi fanno abbastanza infuriare. Perché alla fine ci vuole poco per sistemarle.

Sekirei Pure Engagement (fonte Funny and Fantasy Subs, usano sempre i suffissi)
Detto questo, ma i suffissi vanno usati in tutte le serie jappe? E vanno sempre usati? Vediamo un po'!

Dunque secondo me i suffissi non sono indispensabili ovunque, ne tanto meno intraducibili (nel senso che il san e altri li tradurrei, insomma le bestie nere sono 3). Per me un adattamento ben riuscito è quello di utilizzare solo i suffissi indispensabili, e il resto adattare. Di recente ho letto i manga di Triage X editi dalla Panini. Era da tempo che non leggevo un manga che fosse adattato così bene. E si, ci sono i suffissi, ma quali? Solo quelli indispensabili, quelli intraducibili. Il chan, il kun e il senpai. Ma sempre? No! Solo quando non si poteva fare altrimenti per non perdere sfumature, o rapporti personali, e espressioni caratteriali. E perché sono presenti? Perché ricordiamo che Triage X è ambientato in Giappone, ed è anche uno school a tratti. Probabilmente se l'ambientazione era un'altra, non c'erano tematiche che rendevano l'uso del suffisso indispensabile, o caratteri che ne abusano, non vi erano. Comunque come ho detto è un gran adattamento, si potrebbe dire perfetto. Forse potrebbe fare scuola a tanti.
Ho voluto evidenziare l'ambientazione e alcune tematiche, perché? Per un motivo semplice. Il suffisso a parer mio non deve esserci dove non è necessario.
Mi viene in mente DanMachi, anime in simulcast che propone Yamato in questi giorni. E per il quale è stato fatto un ottimo adattamento! DanMachi è ambientato in un mondo fantasy, un mondo non reale. Logicamente in un adattamento, il suffisso perde la sua utilità, in quanto non c'è da tener conto della cultura jappa perché non vi è. Non è come un Ranma, oppure Full Metal Panic, dove sono ambientati nel mondo reale, e che per forza di cosa si deve cercare di mantenere spunti presenti in esso. Perché anche questo si deve tener conto in un adattamento, la cultura, le usanze e cazzi vari del luogo. In un mondo a se stante, fantasy, non vi è quindi motivo di utilizzarli, anzi sarebbe strano il loro uso. Quindi in casi come questo, bisogna destreggiarsi con l'adattamento.
Perché in un'opera ambientata in jappo sono importanti e in una ambientata in culo no? In culo non sono essenziali, perché anche se in Jappo li usano ugualmente nei loro doppiaggi, sono superflui anche per loro. Li usano perché loro li usano sempre come se fosse una cosa normale di routine, ma non sono più essenziali perché non ci sono leggi o regole da seguire, non c'è da attenersi a nulla. In un'opera invece che prende spunto dal mondo reale, ambientata nel mondo reale, c'è da tenere conto di queste regole, e usanze.
Sia chiaro, questo però non vuol dire che quindi sono essenziali nei rapporti personali o per delle sfumature solo a piacimento. Sono sempre importanti, anche in un mondo inventato, ma non essenziali (anche perché, sarebbe poco bello leggerli dove non ci stanno a dire nulla), e sta quindi a chi adatterà sapersi districare per bene! Mantenendo il tutto senza perdere nulla. Ma rimane forse un compito più semplice, perché si hanno a disposizione più mezzi che in un'opera che prende spunto dalla realtà. Come riferimento si può pensare all'adattamento fatto per i Saint Seiya, dal team De Palma, o a quello di One-Piece. E spesso in questi casi ci si ritrova anche nell'opera originale un uso diverso e meno invadente dei suffissi, rispetto ad uno ambientato nel Giappone. Se magari in quello nella realtà, se ne fa un uso descrittivo, quasi fondamentale. In quello nel mondo fantastico generalmente se ne fa' un uso più di routine. Potrei fare esempi, ma non penso siano necessari. Via esempio, se mettiamo che il kun utilizzato in quello ambientato in Jappo, serve come spunto per evidenziare una battuta (quindi con la sua assenza la battuta è incompleta)... in quello fantasy, generalmente non c'è questo uso già nell'originale, ci sono eccezioni, ma si riescono ad adattare con un po' di sbattimento. Se poi c'è davvero un kun, o altro che è un tratto distintivo, o un qualcosa del genere, sta anche in questo caso all'adattatore riuscire a dare il meglio di se.


Insomma i suffissi sono un casino, e trovare il giusto equilibrio non è cosa facile. Ci sono serie dove il loro inserimento è essenziale, anche in maniera massiccia alle volte, mentre altre dove invece è meglio che non ci siano. Sta a chi svolge il lavoro di adattamento capire il tutto e quale via seguire.
Ma di recente è in voga non utilizzare questi per partito preso, una moda vecchia, ma che continua a prendere fuoco per via qualche fansubber che forse pecca un po' di presunzione, ed è un peccato, perché spesso ho letto lavori che erano eccelsi, ma che andavano a cadere proprio sull'assenza di suffissi che non potevano mancare. E quindi che hanno stonato il tutto in piccole dosi. Viceversa, lavori che usano solo suffissi, senza adattamento alcuno. La via è nel mezzo a mio parere. Che poi di queste cose te ne accorgi ancora di più se lo si visualizza in lingua originale. Io non sono un esperto di giapponese, anzi, lo studio così per i cazzi miei da poco, per pura curiosità personale. Però sentendo il doppiaggio originale, se si conosce un minimo (per minimo intendo capire i nomi, suffissi e qualche parola), può capitare di notare dei gran strafalcioni relativi ai suffissi negli adattamenti. Un po' come la storia dei due tizi che ho raccontato sopra (quelli del kun iniziale). Queste lacune non seguendo la lingua originale, non si notano sempre, di conseguenza potrebbero portare l'utente a credere che sia perfetto così, senza suffissi, quando invece è in errore. E magari può andare a dar ragione a chi magari è nel torto, ma intanto è un numero in più a favore di un qualcosa di sbagliato, e come si sa, la massa detta purtroppo la legge.
C'è anche poi chi pensa, "sono italiano, perché devo imparare 3 parole di giapponese, non è giusto, lo devi fare solo in italiano"... ecco a questi non so che rispondere in modo educato. Perché a rimetterci siamo tutti, chissà mai che sbattimento sarà imparare 3 suffissi........................ Quindi andiamo oltre.

Dopo aver detto questo direi che è tempo di lasciarvi al sondaggio (starà aperto 30 giorni), pensate e scegliete quella che per voi è la scelta giusta. Senza paraocchi e partito preso! Ovviamente mi riferisco a tutto, manga, anime, lavori professionali e fan. Se volete commentare io sono qui e su facebook. Se ho scritto degli strafalcioni perdonatemi, in fondo sono un musicista e scrivo su questo blog per passatempo! Era un argomento di cui volevo trattare...e se non avete capito da quello che ho scritto come la vedo io sui suffissi, ve lo dico qui velocemente! Per me vanno usati dove è necessario usarli, e non vanno usati quando si possono evitare. Il tutto mantenendo le sfumature dell'originale. Senza partito preso e simile. Ecco l'adattamento che la Panini ha fatto per Triage X è come la penso sui suffissi e anche sugli adattamenti!

Cosa ne pensi dei suffissi onorifici?
 
pollcode.com free polls

Alla prossima, con... ve l'ho già anticipato nel vecchio post!
Stay Oppai!


venerdì 15 maggio 2015

Cambio di rotta. Avvistata terra ferma!


Ciao lettori!
Sono Stay, e questo non è un articolo di news o recensioni! È soltanto una comunicazione della strada presa dal mio blog! Come si evince dall'abbandono della vecchia, trashissima e sconclusionata veste grafica... c'è una nuova direzione.
Ero partito con il parlare di tutto quello che avevo voglia in maniera sgangherata. Ebbene dopo aver navigato in lungo e in largo su diversi mari, e essere approdato su tante isole... ho finalmente trovato la terra ferma (metafora perché è comunque un'isola)! La terra del sol levante!

Infatti da ora mi occuperò soltanto di roba jappa! Tralasciando quindi molti aspetti del passato. Può essere che di tanto in tanto faccia capolino un certo sceriffo...ma chissà quando e se lo farà.

Quindi da adesso mi occuperò per lo più di manga/anime, cultura jappa, quello che ne consegue (cosplay ad esempio) e VG. Farò due gran palle con i suffissi ad esempio.
Ma di che generi mi occuperò nelle recensioni e nelle news? Diciamo tutti...ma raramente vedrete robottoni, se non quelli dei Full Metal Panic di Gato! E difficilmente leggerete news riguardati gli shonen più conosciuti della storia, vedi Goku e company ad esempio. Leggerete di roba poco conosciuta, o meglio non conosciuta dai più. Ma ciò non toglie che un giorno mi alzi con la voglia di parlare di qualche serie famosa come i cavalieri dello zodiaco...tra l'altro l'ho già fatto in passato!



E ricordate che sono un allievo del maestro Happosai... quindi l'ecchi sarà spesso presente. Diciamolo, un mondo senza ecchi è peggio di un mondo senza Nutella. Quindi spesso leggerete di serie ecchi che nemmeno conoscevate e che probabilmente andrete poi a visionare/leggere! Tutti vogliamo essere il pervertito fortunato!

Ma ricordate che questo non toglie il fatto che verranno affrontate anche serie che di ecchi... non hanno nulla!

E per finire, sono polemico...quindi ci saranno argomenti dove sarò polemico, come l'uso o il non uso dei suffissi!

E tutto questo sarà sempre buttato giù nella solita, ironica e sgangherata maniera.

Ricordo che ho anche la pagina facebook, seguitemi per non perdere nemmeno un articolo!
Ci sentiamo prossimamente con... sorpresa! Ma vi lascio un indizio, cosa si ottiene quando si mischia il Giappone ai più classici b movie che cercano il vero trash senza prendersi sul serio? Mischiando il tutto con una invadente tinta di humour? Stay tuned!
PS. Un altro grazie ad Enrico che ha curato di nuovo la parte grafica!


lunedì 4 maggio 2015

[COMICS] OUTCAST - IL REIETTO - RECENSIONE! La nuova avventura di Kirkman è finalmente arrivata. Un viaggio nella tormentata vita di Kyle Barnes!


Eccoci!!! È arrivato il momento tanto decantato! Ovvio che è passato più di un mese da quando lo dovevo fare... Ma son dettagli. Insomma sono qui per parlare di Outcast! La nuova opera di Kirkman (quello un po' ciccio che ha creato The Walking Dead) e già dal primo numero si inizia bene! Ma cos'è Outcast? Outcast è un comic scritto da Robert Kirkman e disegnato da Paul Azaceta. Pubblicato sotto l'etichetta Skybound della Image comics. In Italia è fresco di pubblicazione da parte di Salda Press che ne cura la versione nostrana. Potete leggere agili! Non ci sono spoiler, nulla più del necessario verrà detto! Perché non voglio rovinare l'esperienza di nessuno come mio solito.

Quando si parla di Kirkman, bhè si alza sempre un polverone. Genio per tanti, e sopravvalutato per altri. Forse i giusti termini per etichettare quello che il suo nome si porta nel web.
Io sono esposto tra quelli del, "genio che sa cavalcare l'onda, sperando che non lo travolga". Ovvero Kirkman ha reinventato in parte il comic, ma alla lunga lo spolpa fino a sgretolarne l'osso. Questo per dire che generalmente ha idee fuori dalle righe, e originalissime, ma che vengono spesso tirare per le lunghe, e ci si può trovare magari a leggere nella stessa serie più eventi simili tra loro. Sono fighi ugualmente, ma bisogna stare sempre attenti a tirare troppo la corda. Ma fino adesso, è sempre riuscito a creare situazioni interessanti che raramente altrove si leggono. Non nego che sia uno dei miei autori preferiti.

Ovviamente quando esce una sua nuova opera l'attenzione è incentrata su questa. Outcast è la nuova storia firmata Kirkman, e che prende forma tramite le matite di Azaceta (già noto fumettista, con uno storico rispettato). In italiano il titolo completo è Outcast Il Reietto.
Questa volta al centro dell'opera non ci sono zombie, ne super eroi. Ma bensì, la possessione, l'occulto. Un tema tanto affascinante quanto spaventoso. Diciamo un po le cose come stanno, penso che tutti noi almeno una volta abbiamo pensato alla tematica della possessione, e spesso uscendone sempre con un'aria tutt'altro che rilassata. Non è un argomento che mette buonumore, ne tanto meno facile da trattare. Ed è un argomento che spaventa. Ci può essere chi dice che l'argomento non gli fa' ne caldo ne freddo, ma io penso che in realtà anch'egli quando ci pensa, un po' di strizza la provi.
Non è compito facile rappresentare questa cosa, soprattutto se si pensa ad un opera che vuole farsi digerire da tutti.

Per farla bene in modo che non si alzi polemica inutilmente, è tutto fuorché semplice. Basti pensare a quanto noi siamo diversi l'uno dall'altro. Generalmente se si pensa alla possessione si pensa subito alla religione cristiana, in quanto è quella dove il tema viene trattato di più, ed è anche quella dove i media hanno sfruttato la possessione più volte (svariati film, libri e cazzi vari). Questo per dire che trattare la cosa non è compito facile se non si vuole andare a parare in un solo punto di riferimento. Questo oltretutto può portare a diatribe, ovvero ci possono essere i non credenti che leggendo qualche cosa possono sdegnarsi, così come i credenti i quali magari non approvano delle scelte, compresi anche quelli di altre religioni. Insomma rimane un fumetto, ma non tratta un argomento semplice, e nemmeno un argomento che può fare andare d'accordo tutti. Il mio era un esempio ma ce ne possono essere mille altri. Per dire riassumendo in breve: se si dice possessione, si pensa alla religione (quale che sia), se si dice religione, spesso si va a finire in un cerchio che non mette mai d'accordo tutti. Quindi sfornare qualcosa che tratti di un argomento complessissimo come la possessione, e che metta d'accordo tutti è assai complicato e arduo. Se Kirkman ci riuscirà o meno lo leggeremo. Lo stesso Kirkman ha detto di non volersi focalizzare solo sulla religione, e che vuole che Outcast sia una novella per tutti, ma nonostante questo vuole esplorare il tema della possessione.
Detto questo, parlo un po' del fumetto.


Il fumetto segue le vicende di Kyle Barnes. Chi è Kyle? Kyle è un uomo da un passato tormentato. Un uomo che ha paura di se stesso. Un uomo anche con un dono, o con una maledizione per come la vede lui.
Nello stesso fumetto non si sa bene cosa gli sia successo, fatto sta che vive la sua vita in solitudine, senza il benché minimo interesse per la vita. È chiuso in se stesso e non ha rapporti con altri individui, un sottotitolo il reietto che gli si addice in pieno.
Perché Kyle è diventato così? Ebbene non si sa, o meglio sembra che si scopra pagina dopo pagina, volume dopo volume, ma non sono qui per spoilerare più del necessario. Si sa che nel suo passato sono successe tante brutte cose che lo hanno portato ad essere quello che è, e queste "cose" vengono raccontate a pezzi. Infatti come si può leggere dai primi numeri, ogni tanto nelle pagine torna a galla il passato del protagonista, con dei flashback. E lasciatemi dire che il passato di Kyle è tutto fuorché luminoso e felice.
Kirkman questa volta ha voluto usare un metodo diverso per la narrazione, ovvero il metodo puzzle, così lo chiamo io, un metodo che non chiarisce tutto subito, ma che tassello dopo tassello porterà alla ricostruzione di tutto. Almeno questo è quello che sembra, poi potrebbe anche essere uno specchio per allodole... e il ciccionazzo se ne potrebbe uscire con dei WTF clamorosi. Una cosa si legge da subito, il metodo adottato è completamente diverso da quello usato per TWD. Come è anche giusto che sia, ma allo stesso tempo sembra catturare il lettore in pieno.

Kyle quindi è un recluso con un passato tormentato, sappiate questo, ma come tutte le storie che devono iniziare, c'è per forza di cose un evento che lo dovrà spronare. E come detto all'inizio, qui il tema principale è la possessione, e sarà proprio quest'ultima che farà uscire Kyle dalla sua reclusione. Come? Non sarò io a dirvelo, lo dovrete leggere. Il tema si evince fin dalle prime pagine.

Immagine tratta dall'albo a colori in versione originale, una delle prime pagine, inquietante, nevvero?
Kirkman ha voluto mettere le cose in chiaro fin dalle prime battute con il tema che qui affronterà, senza tanti giri di parole, e senza stare a giocare con pirata Popò. Come potete vedere da questa immagine Azaceta riesce nell'intento di inserire quella disperazione e oppressione nelle sue tavole. Propriamente azzeccata per una storia del genere.

Ovviamente Kyle non è solo in questa avventura, ci sono altri personaggi che lo accompagnano nelle pagine, chi sono? Leggete Outcast e lo scoprirete. Sappiate solo che caratterialmente sono ben costruiti e interessanti quasi come il protagonista. E presumo che anche loro prima o poi avranno il suo momento di gloria, ovvero il capitolo che li vedrà al centro della storia... questo presumo avvenga senz'altro visto lo spessore di questi pg.

Insomma da questo primo volume si può notare che è un qualcosa di interessantissimo e di originale. Che propone un argomento difficile, complesso, affascinante ma allo stesso tempo...terrorizzante.

L'edizione italiana curata da Salda Press, lo trovate in edicola e in fumetteria (anche in variant cover).
Vorrei parlare ora dell'edizione italiana curata da Salda Press. L'edizione italiana è diversa da quella originale. In primo luogo il formato è più piccolo, non è uguale a quello comics come Spiderma etc. Ma è in formato bonelliano (come TWD da edicola), ogni numero contiene 2 numeri americani, ed è un bimestrale, quindi uscirà ogni 2 mesi (grazie al cazzo per l'ovvietà direte voi). Ma la differenza più imponente è... l'edizione italiana è in bianco e nero. Sì avete letto bene! L'immagine proveniente dall'edizione originale postata da me poco sopra, come potete vedere è a colori. Mentre nell'edizione italiana è tutto in bianco e nero. Ma come è stato adattato? Come succede di solito? Ovvero stampare direttamente in bianco e nero?
NO!
L'edizione italiana è stata curata da Azaceta stesso, lui stesso ha decolorato le tavole aggiungendo o meno tono, per rendere l'opera perfetta anche in bianco e nero. Per mantenere quelle sfumature in una tinta ancora più cupa.

Quale delle 2 è migliore? Ecco qui sta alla preferenza del lettore perché sono più di uno i fattori da tenere inconsiderazione.
La versione a colori è la prima pensata, quella originale. Quella dove a parer mio, le palette usate rendono il tutto angosciante e claustrofobico in ogni momento. Dando realmente quel senso di oppressione che forse è stato cercato appositamente. Un senso di inquietudine, realmente forte, il tutto è squallido, come se non ci sia il ben che minimo barlume di luce, più che cupo, il tutto è stomachevole. Della serie lasciate ogni speranza voi che entrate. Ma sempre a parer mio forse è fin troppo stomachevole.

La versione italiana invece è in un bianco e nero, che ha avuto un processo apposito per renderlo tale. Cercando quindi di mantenere le stesse sfumature di quella a colori ma in bianco e nero.
Per forza di cose qualcosa a parer mio si perde per strada, ma altro si aggiunge.
Quella definizione stomachevole si affievolisce, o meglio il senso di nausea è inferiore (o nullo), e forse scorre tutto meglio. L'oppressione resta, quindi la trasmissione di questa sensazione è presente, ma non sempre, perché... Il chiaro/scuro è più evidente, sicché ogni tanto si intravede quel barlume di luce non presente nei colori. E diciamo che quel barlume di luce ci sta bene, perché anche nella più totale oscurità c'è sempre un barlume di luce, di speranza. Quindi si può vedere quella calma prima della tempesta.
L'altra cosa sono le dimensioni, questa versione è più piccola nel formato di pagina. Azaceta è molto minuzioso nei dettagli di scena, infatti spesso nelle confezioni di oggetti e non solo, si leggono nomi e parte della descrizione. Non sono importanti più di tanto. Però ormai che ci sono e sono stati predisposti come leggibili, personalmente gradirei leggerli. E facendo un confronto, nella versione originale si leggono meglio, ovvio che anche lì l'illeggibile (voluto) resta tale. Ma alcune piccole cose leggibili nella color, non sono leggibili nella nostrana. Se farete un confronto, albo alla mano, capirete subito. Ovvio sono cose superflue, così come può essere un sapone, o una sacca di flebo, però resta il fatto che avrei preferito che l'adattamento non colpisse queste cose.
Mentre l'altra cosa da dire è questa: all'interno del primo volume (per ora solo quello è reperibile in Italia), ci sono alcune tavole dove questo processo di decolorazione è peggiore rispetto ad altre, con dei grigi forse un po' troppo pastosi che impastano a modino la scena. Così come con dei bianchi decisamente troppo bianchi per il resto di tonalità della scena. E qui non è cercato l'effetto chiaro/scuro citato in precedenza. Capita raramente, però capita.

Questa è la stessa immagine postata sopra, però nella versione nostrana, per farvi una prima idea delle differenze. Non ho trovato immagini per far capire la cosa delle scritte. Su quello arrangiatevi :).
Presumo che Salda Press faccia poi uscire per le fumetterie il volumone con 6 numeri in edizione originale per formato, e a colori. In teoria sono 2 l'anno, ovvero 12 capitoli. In america esce 1 capitolo al mese. Ovviamente il costo sarà più alto. In quanto costerà sui 15€ (visto la media prezzi degli albi), e contando che ne usciranno 2 la spesa sarà intorno ai 30€ annui. Mentre per il formato da edicola, se avete preso il numero 1 a 1€ (ricordo che fino all'uscita del 2 per metà maggio, il costo del numero 1 è di soltanto 1 €urino), e calcolando che esce 6 volte l'anno. Sono 13,50€ oppure 15€ (se avete pagato il numero 1 2,50). Ovviamente la scelta è personale, e bisogna tenere conto di svariati fattori. Sono entrambe edizioni originali e non monche, una costa di più e una costa meno. Si preferiscono i colori o no? Insomma la scelta è personale! Dipende sempre poi se uscirà per davvero l'albo a colori (però presumo di sì).
Personalmente al momento la mia scelta ricade sulla versione edicola. Nonostante lo sperare che quei difetti che ci ho trovato vengano sistemati, è ancora troppo presto per decidere se è una saga che merita un investimento copioso o meno (sembra di no, ma alla fine si spende un casino in sta roba e vanno fatte delle scelte). In più forse lo preferisco in bianco e nero, mi da' l'idea che a colori sia davvero troppo deprimente per i miei gusti. In bianco e nero invece lo trovo più giusto, e alcuni contrasti rendono davvero bene.



Come valutazione per questo primo numero di Outcast, in questa edizione, gli assegno un 7.5, che credetemi, per le mie valutazioni è un numero assai alto. E ve lo consiglio! Dategli almeno una possibilità. Il primo numero lo trovate ancora ad 1€ fino a metà maggio, se non lo avete ancora, correte a prenderlo, raramente capita di leggere qualcosa di così interessante nel mondo dei comics!

Prima di salutarvi, vi voglio dire che sono già stati comprati i diritti per farne una serie TV. Quindi proprio come è stato per TWD, anche Outcast avrà una sua serie TV! E approderà presto sui nostri schermi. Questo per dire che è valido visto che in un anno si sono già messi in moto per realizzarne un series! Certo, spesso fanno delle series anche sulla cacca o su quello che pensano possa tirare, e visto che Ciccman ha un grosso seguito, potrebbe essere un qualcosa di sopravvalutato e azzardato. Ma fidatevi, non è questo il caso almeno dalle prime battute.

E ora è tempo di saluti! Spero che questa lettura sia stata di vostro gradimento, e magari che vi abbia aiutato a capire un po' meglio Outcast! Non è una vera e propria recensione, anzi proprio atipica rispetto alle mie classiche review, è per lo più un principio di conoscenza della serie. Ho mantenuto un timbro più serio e meno Neganniano del solito XD! Ci sentiamo prossimamente con... Sicuramente arriverà la recensione sul series di The Strain! Ma tante altre cosine! Ringrazio ancora voi lettori! Il count di visualizzazioni sale giorno dopo giorno, ed è bello sapere di non scrivere per nulla. Ricordo che c'è anche la pagina facebook, per restare sempre aggiornati sui miei post!

Stay Oppai & RNFnR!